No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070708

to choke


Chuck Palahniuk fa parte della mia triade di scrittori preferiti, insieme a Bret Easton Ellis e Will Self. Ieri, su L'almanacco dei libri, con Repubblica del sabato, c'era il racconto che lui stesso avrebbe letto la sera a Capri, nell'ambito della rassegna "Le conversazioni".

E', come al solito, un racconto sfrontato, pulp ma intriso di filosofia e sociologia. Spero che qualcuno di voi l'abbia letto, oppure prima o poi di trovarlo in rete per linkarvelo. Se non conoscete questo autore, dovreste farlo. Si stenta a credere che sia normale, e forse non lo è del tutto. Fatto sta che si è spinto ancora più in là di quanto si era spinto Ellis col suo capolavoro indiscusso American Psycho (probabilmente uno dei libri più importanti della letteratura contemporanea), con libri a tratti inconcepibili quali Fight Club, Invisible Monsters, Soffocare, Ninna Nanna.

La cosa sfiziosa di questo racconto, è che come sempre c'è una buona parte di verità. Soprattutto quando l'autore dice che "Noi digeriamo gli eventi della nostra vita raccontandoli sotto forma di storie. Per esaurire le reazioni emotive che tali eventi ci provocano. Per esplorare e sfogare ogni loro aspetto, ed entrare in contatto con chi è passato per esperienze simili". Seguono una serie di riprove per dimostrare che quanto afferma è vero. Fino a questa, a mio parere semplicissima e al tempo stesso altissima dimostrazione: "Volete un'ulteriore prova? Stasera andate a letto e non sognate. Non respirate. Addormentatevi e smettete di digerire il cibo che avete nello stomaco. No, noi siamo condannati a raccontare storie, esattamente come siamo condannati a respirare".

Vi dico solo che il testo prosegue ben più scoppiettante, divertente ed orribile a tratti, come nel suo stile. Ma quel che rimane è quel concetto. Che sento mio, nel profondo.

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