No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070507

rien de rien


La vie en rose - di Olivier Dahan 2007


Giudizio sintetico: si può vedere


Edith Giovanna Gassion, in arte Edith Piaf, nacque nel dicembre del 1915 e morì nell'ottobre del 1963. La sua vita fu tutt'altro che rosa, ma la sua voce echeggia ancora oggi, splendida. Il film ci racconta la donna, ancor più che la sua musica.


Forse è vero, come scrive Maurizio Cabona su "Il Giornale", che questo film è "due ore e venti dove ci si raccapezza solo se si conosce già il personaggio". O forse è vero che questo è un biopic dove il regista, onesto lavoratore della pellicola e non certo autore di film memorabili ("I fiumi di porpora 2"), prova a fare qualcosa di diverso. E' certo che l'uso continuato dei flashback e un continuo andirivieni temporale, a lungo andare, disturba un po', ed è vero forse che uno degli eventi più importanti della sua vita di essere umano, la morte della figlia, viene citato solo alla fine, quasi come se il regista, anche sceneggiatore, se ne fosse ricordato troppo tardi (di certo, la morte di un figlio non è un episodio di poco conto, che non giochi un ruolo fondamentale nella psicologia a venire di una persona).

Quel che è certo è che Dahan prova almeno a fare qualcosa di diverso dalle cinebiografie convenzionali e piuttosto piatte, e dove non riesce a dare profondità ci pensa senza dubbio la vita eccezionalmente complicata e in definitiva sfortunata del passerotto (piaf, in argot parigino), insieme ad una monumentale prova d'attrice di Marion Cotillard, da molti paragonata alla prova di Helen Mirren in "The Queen", in una interpretazione che, mai come in questo caso è corretto dirlo, da sola vale il prezzo del biglietto.

Certo, Dahan non ha il dono della sintesi, e 140 minuti sono tanti: nonostante ciò, molti episodi, un po' di tutte le epoche vissute dalla Piaf, vengono tralasciati, così come molti amori e importanti conoscenze di Edith.

Il contraltare è dato dalla scelta del regista di concentrarsi di più sulla figura della Piaf donna, amante, alcolizzata, tossica, lunatica, maniaca depressiva, scontrosa, tranchant, che puntare quasi tutto sulla musica (coraggiosa la scelta di sostituire un carillon alla voce e alle canzoni durante la prima esibizione importante).


E' certo che se andrete a vedere questo film, alla fine ne saprete di più su questa figura, se ne sapete poco o niente; se invece conoscete la storia della sua tormentata vita, arricchirete la conoscenza vedendola trasposta sullo schermo da un'attrice molto capace, che la disegna in maniera sublime e con il cuore in mano.

Un documento a tratti ingenuo, un po' formale nonostante qualche trovata, ma che prova a raccontare una figura importante senza metterla su un piedistallo.

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