No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070401

learn to fly


Lezioni di volo - di Francesca Archibugi 2007


Giudizio sintetico: si può vedere


Pollo (Apollonio) e Curry (Marco) sono due adolescenti della buona borghesia romana, e conducono un'esistenza senza senso e senza direzione. Pollo è ebreo, figlio di un antiquario burbero che gli dà continuamente dello smidollato (a ragione) e di una bella donna piuttosto superficiale; Curry è di origine indiana, adottato da una coppia dove la madre iper-apprensiva fa la psicologa e il padre giornalista svolazza qua e là senza preoccuparsi troppo. Insieme si fanno coraggio, consci della loro assoluta nullità; il loro passatempo preferito è sputare addosso alle persone che passano in strada dalla terrazza.

Forti di un'ennesimo insuccesso scolastico, Curry si inventa una crisi di identità per scroccare un viaggio in India alla ricerca delle sue radici, e chiaramente si porta dietro Pollo. Fattisi derubare dei soldi e dei documenti nel modo più coglione possibile, si ritrovano, un po' inverosimilmente, in una zona desolata dell'India, a rimorchio di Chiara, una ginecologa italiana membro di una ONG, nella sede locale della missione.


La Archibugi affronta i suoi temi prediletti con uno stile personale ed anche convincente, e come nota correttamente Nepoti su Repubblica, ha il merito di non rappresentare le generazioni italiane in contrasto, ma che viaggiano su binari paralleli e distanti, alla ricerca di una propria identità, nuova o ritrovata che sia. C'è forse il solito difetto denotato da Ozpetek, soprattutto nei suoi ultimi film, e cioè l'occuparsi sempre di una certa classe sociale, la buona borghesia che, paradossalmente, genera degli smidollati a causa dell'agiatezza. Inoltre, i genitori hanno dato in gioventù, e adesso sono vuoti a livello ideologico, i figli crescono vuoti perchè i genitori non hanno, forse, vie di mezzo nell'educarli.

Ad onor del vero però, bisogna dire che il film risulta godibile, girato con mano leggiadra, costellato di dialoghi divertenti e, a volte, intrisi di filosofia spicciola ma molto vicina alla realtà (Ti piace? Ne ho bisogno. Come delle scarpe), con la regista che se la cava egregiamente con continui cambiamenti di location.

Manca, probabilmente, di una certa dose di mordente, per affondare il colpo, magari su almeno uno degli obiettivi a cui mira. Altro difetto evidente, troppa carne al fuoco, con conseguente perdita di efficacia.


Caruccio, ma di certo non imperdibile.

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