No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070315

instant remake


Infamous - Una pessima reputazione - di Douglas McGrath 2007


Giudizio sintetico: da vedere


Truman Capote (1924-1984) fu scrittore statunitense importante. Dandy, irriverente, gay (fra i primi ad ostentarlo, tra l’altro), nel novembre del 1959 scriveva già per il New Yorker ed era piuttosto famoso per “Colazione da Tiffany”, avendo tra l’altro lavorato anche alla sceneggiatura del celebre film tratto dal suo romanzo, quando un sanguinoso fatto di cronaca attira la sua attenzione: a Holcomb, in Kansas, un’intera famiglia è stata sterminata nel sonno da ignoti. Lo scrittore intuisce immediatamente qualcosa, la potenzialità di questa storia se trasportata su carta come una fiction noir, e parte immediatamente per Holcomb in compagnia dell’amica fidata, quella Nelle Harper Lee che più tardi scriverà “Il buio oltre la siepe”, vincendo un Pulitzer. Quest’ultima si rivelerà fondamentale, visto che Capote, lontano dai salotti di New York e dall’intellighentia statunitense, lì, nella profonda provincia americana, riesce con difficoltà ad essere accettato, e ancor meno a dialogare. Nonostante questo, grazie all’intercessione della moglie, fan di Capote, i due riescono a raggiungere una formale conoscenza con l’agente Dewey, incaricato delle indagini. Dewey dopo qualche tempo riesce ad arrivare ai due colpevoli della strage, Perry Smith e Dick Hickock, che vengono arrestati a Las Vegas. Incrinando il sottile legame con Dewey, Capote stringe una specie di legame con i due colpevoli, affascinato soprattutto da Perry, con il quale scopre molte affinità. Capisce che la storia può servirgli non per un articolo, bensì per un suo libro, il suo capolavoro. Li aiuta procurandogli un buon avvocato, che riesce a rallentare la macchina della giustizia prima, e a rimandare parecchie volte l’esecuzione poi. Se dapprima questa cosa gli permetterà di approfondire la conoscenza dei personaggi, e a definirli per una loro precisa descrizione, quando Capote capisce che il suo romanzo è terminato, ed è potenzialmente un grande lavoro, i continui rimandi dell’esecuzione diventano un ostacolo alla possibilità di mettere la parola fine alla storia, creando in lui un conflitto lacerante: da una parte l’affetto sviluppato per Perry, dall’altra la natura avida e profittatrice dello scrittore orgoglioso, pieno di sé, narcisista e arrivista. La coda sarà straziante, e, se per i due condannati finirà stroncata da un cappio al collo, per Capote sarà solo l’inizio di una lunga agonia.


Ho copiato e incollato, senza alcuna modifica, il mio pezzo che raccontava la trama di A sangue freddo, uscito esattamente un anno fa, perchè questo Infamous racconta la stessa storia, con diverso cast e un altro regista. Ed è interessante notare, contrariamente a quanto si possa in un primo momento pensare, che nonostante quest'ultimo sia stato molto meno "pompato", è riuscito decisamente meglio. Impossibile non fare similitudini, paralleli e confronti, visto che neppure le due produzioni se ne sono preoccupate. Pensate: Infamous esce vincitore nel confronto con A sangue freddo nonostante il protagonista del film di Bennett Miller sia stato insignito (a ragione) dell'Oscar. Perchè la freddezza e quella sorta di distacco che si percepiva nel film di Miller, qui non c'è. Il cast è ricchissimo, difficile da citare interamente, diretto in maniera magistrale, importante ai fini della definizione della storia anche nelle parti che hanno poco "minutaggio". Interessante la parte delle finte interviste, un espediente che definisce la parte high society e l'americanità "da città" che caratterizza il lato da checca bizzosa di Capote, spassosa la parte dove si mette in luce il ruolo dello stesso scrittore nel fare da "conduttore" di pettegolezzi tra le "dame" newyorkesi, divertente, paradossale e familiare la progressiva intimità fra la "coppia" Capote-Harper Lee e la famiglia Dewey, crudo e violento il rapporto tra Perry e Capote, esplicito e sofferto da entrambe le parti. Da ricordare le mise di Capote, formidabili le sue battute in ogni circostanza (si ride sonoramente), esplicative le fermate alla stazione di Holcomb.


Buona la fotografia, scintillante per New York, grigia per Holcomb, ovattata per gli interni. Diligente la regia. Si fa ricordare sicuramente Gwyneth Paltrow, che canta davvero come in Duets, una performance struggente e intensa, brava la Bullock che, in vecchiaia, si sta dando un tono, vibrante Daniel Craig nel ruolo di Perry Smith, capelli scuri per l'occasione, e ricorda a chi lo ha conosciuto solo per l'ultimo 007 che è un attore e neppure scarso, ma citando qualcuno si fa torto agli altri. Toby Jones è un altro perfetto e bizzoso Capote, indimenticabile.


Quasi un film corale su una figura unica, geniale e meschina. Notevole.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ho visto solo "A sangue freddo" e come dici te ,anche io l'ho trovato freddo,nonostante l'ottima performance di philip seymour hoffman.questo ancora non ho avuto modo di vederlo,nonstante l'abbia scaricato da un bel po'.Su qualche sito ho letto: "se amate Truman Capote scegliete il film di Miller,se amate il glamour scegliete McGrath"...te che li hai visti tutti e due che ne pensi?

jumbolo ha detto...

che è vero in parte. il film di mcgrath mi è parso più riuscito un po' sotto tutti i punti di vista.