No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070310

a guide


Guida per riconoscere i tuoi santi - di Dito Montiel 2007


Giudizio sintetico: da vedere assolutamente!


Dito è uno scrittore, e scrive di sé. Vive a Los Angeles, e quando legge le sue cose si palesa la sua inquietezza. Infatti, un messaggio nella sua segreteria telefonica, lasciatogli dalla madre, lo avvisa che il padre sta poco bene, e che lei ha bisogno di lui per convincerlo ad andare in ospedale. La madre non crede servirà a qualcosa, evidentemente i rapporti tra Dito e il padre non sono buoni. E invece Dito prende un aereo e torna ad Astoria, Queens, attraversando il paese. Mentre compie questo viaggio, lo spettatore insieme a lui, compiono un viaggio a ritroso nella sua vita, tornando a quella caldissima estate del 1986, durante la quale la vita di Dito cambiò per sempre.


La mia prima reazione all'uscita dal cinema è stata di dirlo a tutti: questo è il film dell'anno. Ma siamo solamente in marzo. Nonostante questo, è difficile credere che questa pellicola sia un debutto, data la maestria che dimostra il regista. La storia, che potete trovare su ogni rivista e in rete, è che Robert Downey Jr, che nel film interpreta Dito da grande, è rimasto affascinato da un reading di Montiel, convincendolo a trasporre le sue storie sul grande schermo. Sting e la moglie, Trudie Styler, hanno prodotto il tutto.


Il film ricorda molto Bronx di De Niro, col quale tra l'altro condivide Chazz Palminteri, qui molto invecchiato (alla fine del film è un trucco, nelle scene che si riferiscono al 1986 non ne sarei tanto sicuro), ma si discosta dalle atmosfere che facevano ovvio riferimento a Leone e a Scorsese, risultando molto ritmato, evidenziando un tocco moderno e vagamente sperimentale, con alcuni espedienti interessanti (il sonoro "disassato" dalle immagini, le sovraimpressioni dei dialoghi, per esempio), che contribuiscono a rendere l'idea di straniamento che vive il protagonista, gettato nel frullatore dei ricordi a forza. Il montaggio è a metà tra il flashback classico e quello cronologicamente disordinato (vedi Iñárritu), ma qui non siamo di fronte ad un esercizio di stile, almeno questa è la sensazione che si ha, bensì alle emozioni e ai ricordi del protagonista (e, quindi, del regista). La storia non ha, in sé, niente di originale, ma proprio per questo lo spettatore può sentirla un po' sua. Il tocco c'è, ed è al tempo stesso delicato e spietato, le emozioni tangibili e profonde, seppur semplici e banali (e, per questo, come detto prima, di tutti), la galleria di personaggi degna di nota (indimenticabile il dog-sitter gay e tossico).


Interpretazioni super, tutti i giovani sono formidabili, e poi Palminteri, Dianne Wiest meravigliosa, Rosario Dawson e Downey Jr, che hanno un minutaggio ridotto, nonostante quel che si possa pensare, straordinariamente intensi. Ti ritrovi a pensare che nessun altro avrebbe potuto interpretare quella parte. Colonna sonora nostalgica e favolosa, la macchina da presa dominata alla grande, l'atmosfera quasi magica. Uno di quei film difficili da descrivere a parole, di quelli dove fai fatica a far capire cosa li differenzia dagli altri, ma che senti l'urgenza di consigliare e, magari, tornare a vedere.


Un piccolo capolavoro, che potrebbe diventare un cult.
PS rimanete fino alla fine, mi raccomando.

2 commenti:

lafolle ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
lafolle ha detto...

lo voglio vedere sicuramente.