No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070129

zimbabwe report nr.7

28/01/2007

Made in China

Cari Voi,

da tempo immemore non do notizie di me, ma alcuni fortunati tra voi mi hanno visto per Natale in Italia in una visita improvvisata alle terre natie per ingozzarmi di pandori e panettoni e fare il carico di energie per l'anno a venire.
Da qualche settimana sono tornata al mio posto di lavoro ad Harare, cittá sull'orlo del collasso econimico ma piacevole e cosmopolita.
Infatti oltre agli zimbabwesi veri e neri tanto per intenderci, ci sono i rodhesiani, come si definiscono loro stessi, cioé i figli di inglesi, portoghesi, e tanti italiani nati qui, che per anni hanno posseduto le fattorie, coltivato la terra e fatto dello Zimbabwe il paniere d'Africa. A tanti di loro le fattorie sono state confiscate dalla riforma agraria della fine degli anni '90 del nostro buon presidente Mugabe, che ha cacciato e ucciso molti bianchi e diviso i grandi appezzamenti di terreno in piccoli lotti incapaci di produrre per l'esportazione, destinati peró ai suoi fedelissimi. Anche da qui é iniziato il tracollo della nazione. E per i bianchi che sono rimasti, la vita non deve essere facile: questo é il primo paese africano dove ho visto dei bianchi chiedere la caritá per la strada.
Un altro gruppo che si aggira in cittá sono gli indiani e i pakistani, che hanno in mano una grossa fetta del commercio e dei soldi che girano in cittá. Hanno infatti negozi di stoffe, stoviglie, telefonini ed elettrodomestici, con le padrone indiane in sari che maltrattano i loro sottoposti commessi neri e risiedono nella parte piú bella della cittá in superville con i chiari cognomi indiani sulla porta (Patel sopra tutti). Anche qui é presente un fenomeno da me constatato in altre regioni del continente africano: la presenza dei loschi libanesi a carico dell'importazione di cibo e delikatessen europee (come l'unico supermercato di N'djamena, in mano a una famiglia libanese dove una tavoletta di cioccolata costava 15 euro), ma anche di commerci un po' meno identificabili sui quali é forse meglio tacere.
Il gruppo peró che piú in questi mesi ha attirato la mia attenzione sono i cinesi. Qua ce ne sono un sacco, infiltrati un po'dappertutto e penso che davvero sono loro i nuovi colonizzatori dell'Africa. Qui in Zimbabwe, il governo di Mugabe sta facendo un sacco di accordi commerciali con quello cinese, affamato di risorse che non ha e che puó trovare a buon mercato qua in Africa. Ed ecco che al seguito di questi accordi commerciali arrivano i cinesi a costruire strade (come nelle periferie piú remote del Chad), importare paccottaglia di plastica cinese (come in Zimbabwe), occupare le case dei vecchi colonizzatori (come in Congo, dove i cinesi stavano nelle vecchie case di belgi). Adesso tutta -o quasi- l'Africa usa ciabatte, padelle, radio made in China, mentre il governo cinese non si fa scrupoli a fare affari con i governi non proprio corretti come quello dello Zimbabwe, gli interessano solo le concessioni petrolifere, le miniere di fosfati, rame, coltano che in Cina non si trovano. In cambio costruisce strade, scuole e ospedali, non mette condizioni all'esportazione, non spinge per sanzioni, tanto quei diritti umani che non vengono rispettati qui, non vengono rispettati neanche in Cina.

Vi abbraccio

Cat

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