No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060330

Colombia gen 06 - 47


Holiday in Colombia 31
4/2/2006 decompressione

Durante il volo riesco a sonnecchiare, quasi a dormire. Nessuna perturbazione rilevante, nessun film che mi interessi. Arriviamo a Ezeiza, Buenos Aires, in orario, alle 7 della mattina; piove, ma fa caldo, direi piuttosto caldo. Controlli, altro timbro sul passaporto, una signora dell'immigrazione mi offre una caramella. Attendiamo i bagagli davanti al nastro scorrevole, visto che Juli ha il bagaglio più pesante del mio e non lo poteva portare a mano ho spedito nella stiva anche il mio, per solidarietà. La borsa è sporchissima, ma ormai siamo agli sgoccioli, resisterà. Usciamo e come sapevamo, non c'è nessuno ad attenderci. Juli si informa sui costi dei trasporti e fa due conti. Mi spiega che ci conviene andare a Rosario, anche se domani io dovrò tornare qui: facendo un cambio di bus non spendiamo poi molto, e dormire qui ci costerebbe comunque, mentre a Rosario non spendiamo niente, vitto e alloggio gentilmente fornito da Renata e Juan Pedro (la sorella e il cognato, ricordate?). Mi fido ciecamente, e poi in questo modo le vado incontro: lei il giorno dopo tornerà ad Arteaga, quindi se andiamo a Rosario almeno lei è più vicina, a me di spostarmi nuovamente non interessa poi molto, la giornata la devo far passare. Per uno strano ragionamento, ci conviene prendere due bus: il primo da Ezeiza a Retiro, se non ho capito male un quartiere di Buenos Aires dove c'è il terminale bus più importante, il secondo da lì a Rosario. La cosa strana è che dall'aereoporto a Retiro ci mettiamo circa 30 minuti, da Retiro a Rosario 4 ore, ma il costo è praticamente lo stesso; il risparmio, rispetto a un bus da Ezeiza a Rosario è di circa 15 pesos argentini, quasi 4 euro. Tra l'altro, attenzione, il biglietto per Retiro costa 27 pesos, ma, come riportato sul biglietto e verificato sul campo poco dopo, 2 pesos sono per il trasferimento dal terminal "privato" della compagnia che serve la tratta da Ezeiza, al terminal "pubblico": in pratica si attraversa un incrocio, grande, ma un incrocio. Come che sia, andiamo. Riconosco l'autostrada per la capitale, osservo i quartieri, Juli mi segnala il centro dove si ritira e si allena la selección, poco fuori l'aereoporto. Il bus è enorme ma sopra siamo in 4 compreso l'autista. Juli mi fa notare la differenza con la Colombia: là si sarebbe atteso che si riempisse almeno un poco. Non sono ancora le 9, e c'è già traffico. Che cosa sta diventando la terra? Al terminal "privato", trasbordo su un bus piccolino che, come detto, ci fa attraversare un incrocio e ci scarica al grande terminal; nonostante il tragitto praticamente inesistente, l'autista trova la maniera di rivelarsi simpatico. Continua a piovere, cerchiamo tra i vari uffici un passaggio conveniente per Rosario, facciamo i biglietti e ci mettiamo ad aspettare. Centinaia di persone che vanno, vengono, aspettano, salgono, scendono. Arriva il nostro bus, carichiamo i bagagli, Juli mi dice che al facchino che carica i bagagli è costume dare la mancia. Il bus è comodissimo, a due piani, e all'ingresso ci viene dato anche uno spuntino; inoltre, a disposizione dei passeggeri ci sono caffè e thè. Viaggio liscio come l'olio, puntuale come pochi: 4 ore e siamo a Rosario. Stento a riconoscere il terminal, mi aiuta Juli. Usciamo in strada e cerchiamo la fermata del bus urbano per andare nel quartiere dove abitano Renata e Pedro. Un piccolo pezzo da fare a piedi, sono le due del pomeriggio e siamo affamatissimi. Juli abbraccia le nipotine, le meji, le gemelle, salutiamo i padroni di casa, iniziamo a raccontare le prime impressioni, dopo alcuni minuti arriva Marcellino, il padre di Juli, ci mettiamo finalmente a tavola e spolveriamo tutto quel che c'è, annaffia il tutto una classica Quilmes, ridendo, scherzando, raccontando, ascoltando quel che è successo. Marcellino deve andarsene poco dopo, ha un sacco di cose da fare. Lo saluto, lo abbraccio e lo ringrazio. Grande Marcellino.
Ci trasferiamo decisamente in giardino, sta uscendo il sole e fa un caldo terribile. Ho un sacco di cose da lavare, molte ormai sono alla terza lavatura senza asciugatura seguente, e rimesse in borsa puzzano in maniera indecente, Renata insiste e mi mette tutto in lavatrice. Tanto ormai, visto che c'è il sole, tentiamo l'ennesima lavatura/asciugatura. Le Quilmes vanno via alla grande, Pedro al solito parla di tutto, ma lo ascolto volentieri, su alcune cose è preparato, su altre no, ma va bene così. Sta difendendo, tra gli altri (mi parla di 1500 casi), gli interessi della famiglia di un giovane morto pochi giorni fa sul lavoro. Sgranocchiamo pop-corn, le gemelle sguazzano nella piccola piscina. Non capisco bene come mi sento, cerco di non pensarci. Ci mettiamo a fare due tiri a canestro con Pedro, sudiamo come fontane. Mentre giochiamo Pedro mi racconta che durante l'ultima visita di Bush in Argentina avrebbe chiesto a Kirchner se poteva naturalizzare Manu Ginobili, l'asso argentino degli Spurs. Non c'è da meravigliarsi dico io. Le gemelle ci guardano divertite mentre giochiamo: non siamo un bello spettacolo.
Juli e Renata iniziano un vorticoso giro di telefonate per programmare il mio viaggio per Ezeiza di domani; la domenica c'è qualche difficoltà. In linea di massima, dovrò fare quasi esattamente al contrario di oggi, un paio di bus. Dovrei cavarmela.
Sta per tramontare il sole, e la famigliola esce per incontrare alcuni amici per cena e dopocena, la vestizione delle gemelle è esilarante. Juli è innamorata di loro, ne parlava molto spesso in viaggio, così come me ne aveva sempre parlato anche nelle e-mail. Guardo un po' di tele, oggi è sabato e c'è il calcio, qui sono davvero pazzi: ci sono le immagini fino ai dilettanti. Assurdo. Passione alle stelle. Ceniamo riscaldandoci qualcosa e prendendo quel che c'è in frigo.
E' sabato, ma stranamente anche Juli non ha molta voglia di uscire. Dopo una trasmissione di approfondimento politico dove c'è una professoressa di Juli, cerchiamo un buon film alla tele, chiacchieriamo di bilanci del viaggio, ma sommariamente. Sarebbe come ammettere che è finita, ormai, e questo fa male. Verso mezzanotte ci corichiamo. Mi curo le piaghe, e dormo bocconi per evitare sfregamenti. Sto leggermente meglio, ma c'è sempre un po' di liquido. Le stimmate di questo viaggio. E se quando torno mi iscrivessi a un maneggio?

4 commenti:

lafolle ha detto...

un bel amazzonO!

Anonimo ha detto...

e c'è bisonnio d'andà in argentina pe mpara a avalca'?
rosinniano unn'è già maremma?

jumbolo ha detto...

per la precisione penso cominci a vada, ma anche se fosse, non è che se nasci in maremma nasci "imparato", anzi, per la cavalcata, come si evince dal racconto, sono proprio nato negato

Anonimo ha detto...

imparato molto