No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060213

Road Movie transessuale


TransAmerica – di Duncan Tucker 2006

Bree è una transessuale, in analisi per sostegno e per ottenere il “nulla osta” per l’agognata operazione di cambio sesso; in rotta con la famiglia, vive facendo due lavori e mettendo da parte i soldi necessari. Colta, raffinata, amante delle buone maniere, euforica per essere così vicina alla meta, viene sconvolta da una notizia inattesa: addirittura da un carcere minorile di New York, le telefona un minorenne che, avendo perso la madre suicida, sta cercando suo padre. E’ Bree suo padre, e anche se inizialmente cerca di sfuggire a questa notizia, sarà obbligata dalla terapeuta ad affrontare la realtà, prima dell’operazione.
Bree però sceglie la strada più tortuosa, e rimanda il momento nel quale dirà al ragazzo che è proprio lei suo padre, nonostante si senta obbligata nei suoi confronti e lo faccia uscire dal carcere, portandolo con sé verso la California, dove vive e lavora. Sarà costretta alla rivelazione nel momento più inopportuno.
Tema complicato quello della transessualità, troppo spesso affrontato in maniera grottesca, clownesca o addirittura offensiva. Ci sono riusciti in pochi ad affrontarlo in un modo serio e vicino alla realtà (mi vengono in mente “Princesa” di Henrique Goldman, duro e spietato, purtroppo poco visibile, e l’ottimo “Wild Side” di Sébastien Lifshitz), alcuni, come il grande Almodovar in diversi suoi film, sono riusciti a sfiorarlo allegramente senza però denigrarne le figure ed uscendo dalla cosa a testa alta.
Il buon Tucker affronta l’argomento con buonissime intenzioni, aiutato da un buon cast e soprattutto da una scelta coraggiosa della simpatica Felicity Huffman, ma il risultato è un film che si lascia guardare senza colpire a fondo. Il ritmo è anche troppo rilassato, i siparietti divertenti sono anche gradevoli, ma il film si perde con un sacco di co-protagonisti e in molte, forse troppe storie di contorno, non riuscendo a focalizzare l’elemento che dovrebbe essere quello principale, o sia la condizione di “passaggio” della protagonista, ed il suo rapporto con il figlio.
L’espediente narrativo della rivelazione della relazione padre/figlio rimandata trascina un po’ troppo la storia, e forse fa, appunto, perdere di vista l’aspetto che sarebbe stato più interessante, ma anche più difficile, da affrontare.
Una specie di occasione perduta.

1 commento:

lafolle ha detto...

la rivelazione avvenuta tardi, però a mostrato bene il dilemma costante della madre/padre.
non sarà il film dell'anno, ma per me è stato gradevole, non pesante e comunque profondo.