No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060217

Colombia gen 06 - 30


Holiday in Colombia 15
19/1/2006 City tour

Nonostante il fatto che in Colombia non esistono materassi degni di tale definizione, si può anche dormire peggio. Partiamo rilassati e curiosi di conoscere la famosa Cartagena de Indias, non prima di aver fatto conoscenza con la receptionist giornaliera del Marlin, una ragazza sensuale e procace, che come tutte le colombiane non ha problemi a mettere in mostra le sue grazie; anche lei molto simpatica, a dispetto di una espressione di base piuttosto cazzuta. Ci infiliamo dentro la città vecchia, molto bella da vedere, coloniale e colorata, riusciamo anche a trovare un bar dove la birra è conveniente, così come la comida, io ne approfitto per mangiare qualcosa mentre Juli dice che non ha fame (ma in verità sta cercando di fare economia, capirete dopo), e nel frattempo cerchiamo qualche agenzia turistica che venda un giro della città a buon prezzo. Ne troviamo due, il prezzo è simile, Juli cerca di contrattare ma qui è dura (stavo per scrivere cerchiamo, ma in effetti quando c'è da chiedere un prezzo la teoria di Juli è che, se sentono dal mio accento che sono europeo, i prezzi aumentano; io mi adeguo), quindi ci adattiamo e ne compriamo uno. Dobbiamo andare fuori dalla città vecchia, il tour parte da un hotel di quelli veri, quindi iniziamo a cercare la maniera per arrivarci, ovviamente con un bus urbano.
Arriviamo sul posto con netto anticipo, c'è da aspettare un'ora buona, ci dicono che ci possiamo accomodare nella hall. Bene, le poltrone sono comode. Juli è curiosa, trova la piscina, ma non ho voglia di fare il bagno e poi non ho il costume, ma soprattutto si rende conto che c'è un immenso buffet e che nessuno controlla. Io non ho la faccia per farlo, ma, come dice lei, lei è argentina: quasi tutti di origini italiane, e da noi hanno preso il peggio del peggio! Si fa tre giri di buffet, io invece uso solo il bagno; e le poltrone. Torniamo alle poltrone e ci troviamo due ragazze, ci sediamo lì vicino. Sono molto carine entrambe, scambiamo qualche battuta e scopriamo che faranno il city tour con noi. Sono Veronica e Catalina, di Medellin, e sono qui per una breve vacanza.
Parte il tour, l'autista è un nero enorme, la guida è una signora abbastanza simpatica. Cartagena ha della storia alle spalle, varie battaglie (è situata in un luogo strategico) e attacchi, dalle quali si è difesa sempre strenuamente, ha una bella fortezza sulla quale, oggi, sventola orgogliosa una enorme bandiera colombiana. A parte alcune viste verso il mare, piazze con poco significato, un convento situato sulla maggiore altura, dal quale si gode di una vista particolarmente suggestiva, o mercatini particolari, il grosso (e anche la parte più interessante) della visita è quella della fortezza citata sopra. Particolare da ricordare, dopo circa 10 minuti dalla partenza del tour, ci fermiamo per raccogliere tre ragazzi, che immediatamente individuo come italiani, e che Juli bolla immediatamente come impresentables. Ilarità generale quando la guida domanda a tutti di dire di dove siamo, e io, per non essere confuso, dico la prima cosa che mi viene in mente, ma per non tradirmi con accenti sbagliati dichiaro “Città del Vaticano”; poco dopo, in un attimo di confidenza, spiego alla guida il perché, non mi andava di essere bugiardo fino in fondo. Durante la visita familiarizziamo parecchio con Cata e Vero, tanto che fissiamo per trovarci per cenare e passare la serata insieme. La visita ci soddisfa, e troviamo anche il modo per farci lasciare vicino alla città vecchia, visto che saremmo stati molto più vicini al Marlin. Proseguiamo percorrendo le stradine suggestive di Cartagena, entrando dentro l’Università (bello il patio interno) e aspettando il tramonto. Ci sarebbe altrimenti mancata la quotidiana dose di camminata. Rientriamo al Marlin per una doccia e una birra, approfittiamo della tv per ascoltare il notiziario (l’ora è tarda per le telenovelas), e quando arriva l’orario prestabilito ci avviamo verso la torre dell’orologio per incontrare le ragazze. Ci troviamo quasi subito, e se possibile sono più sorridenti e gioviali del pomeriggio. Insistono perché Juli provi il ceviche (ma potrete trovarlo scritto anche seviche), una specie di cocktail di frutti di mare con maionese e altre salse (mi ricordo di averlo mangiato nel ’94 in Cile, non ero ancora vegetariano; evidentemente ha diversi viraggi in tutto il Sud America, in Cile non c’erano tutte quelle salse), e il luogo prescelto è un chiosco per strada, dove, chiaccherando, scopriamo che le ragazze sono sorelle. Né io, né Juli lo avevamo pensato. Veronica è la più grande, ed è ingegnere civile, Catalina studia all’università. Esaurita la prova-ceviche, le ragazze mi accompagnano in una pizzeria lì vicino, ma mi ritrovo a finire la pizza a tempo di record, visto che l’aria condizionata nel locale è a livelli di cella frigorifera, realmente insopportabile. Andiamo quindi decisamente verso il bar dove ho mangiato a pranzo, per approfittare della birra a prezzo ragionevole, e qui si consumano un paio d’ore che probabilmente rimarranno nella mia memoria come una delle serate più piacevoli, se non della mia vita, sicuramente di questo viaggio. Tutte e tre le ragazze mi tengono testa con le birre (anche se, ad onor del vero, la birra colombiana, di qualsiasi marca, è molto leggera), e la conversazione è davvero piacevole, tutti partecipano, addirittura sovrapponendosi, come fanno spesso le sorelle, con una musicalità buffa nel loro castigliano. Io e Juli andremo avanti fino alla fine del viaggio imitando il loro ¡ay nooooooo! Fantastico, soprattutto quando, casualmente, lo dicevano insieme. Sono, si vede chiaramente, della classe medio-alta, ma non hanno per niente la puzza sotto il naso, anche se sono di maniere educate e parlano un linguaggio forbito. Parliamo di politica (a Vero va bene Uribe, il presidente attuale, di centro-destra, a Cata non molto), cercano di spiegarci l’intreccio della guerriglia e di altri gruppi armati, allarghiamo il campo alla situazione internazionale, finiamo a parlare di uomini e donne. Scopriamo che in Colombia alcune ragazze definiscono el pollo l’eventuale ragazzo con il quale escono ma col quale non sono fidanzate. Risate e apprendimento, politica e pettegolezzi.
Su pressione di Juli, parte la ricerca di un posto per ballare. E’ il contrappasso adeguato, per un uomo da tavolo come me, dopo una serata così. Ma, sarà per la mia influenza sugli astri, giriamo ben 4 discoteche, o presunte tali, e il posto più popolato conta sì e no 10 persone, ed è una festa privata di compleanno, dove per entrare le ragazze insistono non poco, guadagnandosi alla fine le simpatie della festeggiata. Mi muovo come un orso, o meglio, come un tronco di legno guidato dalla corrente del fiume, e penso che se mi vedessero i miei amici storici si farebbero delle grasse risate, conoscendo la mia epocale avversione per il ballo. Al quarto tentativo, forse impietosite dalle mie prestazioni come ballerino, le ragazze decidono che per stanotte può bastare. Ci lasciamo appuntandoci indirizzi e-mail e numeri di telefono, se non dovessimo vederci il giorno seguente, anche se tutti l’indomani andremo a Medellin, le ragazze perché le vacanze sono finite, noi perché abbiamo deciso così. Loro partono col bus delle 17,30, noi dobbiamo decidere. Al limite, ci risentiamo a Medellin per rivederci. Ci salutiamo e rientriamo al Marlin, dove la faccia del mio amico alla reception mi mette ancora più di buonumore. E’ stata una gran bella giornata.

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